Dato più volte per morto, spacciato, finito. Ritenuto spesso inutile, irrilevante se non dannoso. Responsabile di nefandezze non solo comunicative e strumento perfido dell’avidità e della megalomania aziendale.
Protagonista di incremento dei prezzi, bombardamento mediatico, insensibilità ambientale e sociale, spersonalizzazione dei rapporti.
Qualcuno, invece nonostante tutto, lo considera una ricetta miracolosa ed un elisir vitale in grado di realizzare ogni sogno ed ogni obiettivo aziendale.
Nel bene e nel male se ne continua a parlare e a dibattere, anche se non sempre a proposito, con una impressionante mole di articoli e studi.
Si parla del marketing come un argomento di cui tutti abbiamo familiarità e conoscenza. Ma spesso confondiamo le idee ai nostri interlocutori e contribuiamo alla confusione generale.
Nel parlare del marketing possiamo considerare tre diverse modalità:
a. il marketing come
disciplina accademica che ha una sua discorsività nell’evolversi dei concetti e delle metodologie.
b. Il marketing come
funzione aziendale che ha un ruolo e una organizzazione all’interno delle imprese e delle organizzazioni.
c. il marketing come
attività economica che si concretizza in un mercato concorrenziale delle attività di consulenza e di formazione.
Per semplificare ho provato a tracciare un semplice matrice che individua
4 tipologie generali di marketing e di tematiche affini.
1. Il marketing dei prodotti e dei servizi
E’ il marketing di base che sviluppa modelli, metodologie ed approcci per le diverse tipologie di beni e servizi.
Negli ultimi anni nell’evoluzione dei concetti di beni sono oggetto di studio anche le esperienze.
Il marketing personale, ad esempio, appartiene a questa categoria.
Anche gli studi di particolari tipologie di beni o servizi appartengono a questa categoria come il marketing dei beni di lusso, il marketing dei beni culturali, il marketing dei beni di consumo.
2. Il marketing delle aziende e dei mercati
In questo caso oggetto di studio sono i particolari mercati e/o le aziende di una filiera economica ed il marketing specifico che viene utilizzato nei vari contesti competitivi.
Alcuni esempi: il marketing del turismo, il marketing della moda, il marketing delle aziende vinicole, il marketing nelle imprese ricettive, ecc.
3. Il marketing dei guru e dei consulenti
Qui invece ci si riferisce a modelli, concetti e metodologie sviluppate da guru (
riconosciuti, sedicenti ed aspiranti tali), accademici, docenti, cultori della materia, manager, agenzie e società di consulenza o consulenti.
Talvolta queste concettualizzazioni hanno una rilevanza ampia; altre volte sono utili o interessanti per uno specifico settore o in un’ambito ristretto di applicazione.
Altre volte sono mere ipotesi o boutade commerciali. Ma tutte concorrono al marketing personale del guru o consulente ampliandone la reputazione e la visibilità sul proprio mercato.
4. Il marketing degli strumenti di comunicazione
Qui invece le cose si complicano e si dilatano in modo esponenziale.
Negli ultimi 15 anni il panorama degli strumenti di comunicazione per il marketing si è esteso in modo incredibile (
vedi qui una recente mappa).
Basta pensare al web e alle sue varie estenzioni tra seo marketing, social media marketing, web marketing, ecc.
Ora il problema è che ogni strumento (
e i professionisti e le attività economiche che lo supportano e lo sviluppano) è in competizione di attenzione e di budget aziendale con gli altri strumenti comunicativi possibili alternativi o complementari.
Ed ecco allora fiorire una moltitudine di teorie, modelli, metodologie, ricerche e studi pseudoscientifici che enunciano e tendono a dimostrare la supremazia dell’uno rispetto all’altro.
Ma la cosa che lascia più divertiti (o forse spesso confusi) è il tentativo di ridisegnare tutto il marketing e anche l’intera organizzazione aziendale a proprio uso e consumo cercando di definirsi non più solo uno strumento di comunicazione ma “
il solo e vero marketing che funziona” ovunque e comunque.
E così in questo ambito la confusione spesso regna sovrana.
Che cosa ne pensate? Più semplice ora distinguere le diverse tipologie di marketing?