Vuoi creare il tuo Personal Brand? Allora fallo in 4 fasi: definisci, costruisci, comunica e curalo.
lunedì 11 novembre 2013
Il personal branding in 60 secondi
Vuoi creare il tuo Personal Brand? Allora fallo in 4 fasi: definisci, costruisci, comunica e curalo.
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martedì 22 ottobre 2013
Dall' Idea al Business in video
The Business Model Canvas è un interessante ed utile modello per sviluppare un business plan completo ed efficace proposto da Alexander Osterwalder nel libro scritto con Yves Pigneur: Business model generation.
Una panoramica animata di alcuni aspetti nell'uso del modello in una serie di brevi video sul Business Model Canvas, strumento utile per l'analisi e la progettazione di un business realizzati da Strategyzer.
La serie completa dei video è visibile qui su YouTube.
Altri riferimenti utili all'uso del canvas nella lettura di questi post:
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lunedì 21 ottobre 2013
Be different. Cosa ti rende diverso?
Tanti ci provano, ma pochi riescono a trovare una reale (o percepita) chiave di differenziazione.
Nel personal branding definire cosa ti rende diverso è una fondamentale leva strategica per impostare il piano d'azione e costruire i propri messaggi.
Alcuni fattori importanti di differenziazione possono essere:
- l'essere il primo
- i brevetti e le proprietà
- la leadership
- il patrimonio (in senso ampio non solo economico)
- la specializzazione nel mercato servito
- le preferenze (dei potenziali clienti)
- le caratteristiche produttive o tecniche
- l'aggiornamento.
Cinque sono i requisiti fondamentali da valutare:
1. l'innovazione.
2. la coerenza.
3. la capacità di essere significativo.
4. il sistema di erogazione di valore.
5. una visione unica.
Una stimolante presentazione sul "Be different".
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giovedì 17 ottobre 2013
Principi sparsi di (social) networking
10 consigli per fare networking dentro e fuori della rete in una deliziosa presentazione di Domitilla Ferrari sul ROI dell'amore.
I miei preferiti sono:
a. Condividi interessi, ma prima coltiva interessi.
b. Condividi conoscenza e conoscenze.
c. Impara a dire no.
d. La chiave del fallimento è cercare di piacere a tutti (cit).
il ROI dell'amore: principi sparsi di (social)networking from Domitilla Ferrari
E il tuo Roi nel networking come va?
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mercoledì 16 ottobre 2013
Me..The Brand in video
Un semplice e delizioso personal brand video.
Sotto invece alcuni utili consigli di William Arruda per creare e condividere video personali on line.
Come contenuti per il tuo primo video puoi raccontare la tua biografia.
Qui sotto ecco un esempio di video per il Personal Brand di Tiffany Henderson.
Pronti per il vostro personal video?
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martedì 15 ottobre 2013
Plan your future a Lecce
Condivisioni di contenuti on line che creano interesse e sviluppano relazioni che costruiscono opportunità che generano esperienze professionali che permettono condivisioni e creano nuove relazioni ed il ciclo riparte in una spirale di crescita di valore.
E' così che sono entrato in contatto con Dino Salamanna, consulente e docente salentino e, grazie a lui, con le giovani promoter turistiche della Salento Promoters, associazione neo-nata per riscoprire e valorizzare le risorse del territorio salentino.
E quindi sono stato coinvolto ed invitato in un Laboratorio dal Basso, promosso da Arti Puglia, per diffondere la conoscenza dell'approccio al marketing personale e al Personal Branding.
La partecipazione è stata molto alta e intensa. Grande energia e molti spunti di riflessione e di approfondimento. Tanti stimoli e semi messi in campo.
Ecco, sopra e sotto, le slides dell'incontro che in realtà sono state usate molto poco, dedicando invece molto tempo all'interazione e allo scambio.
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mercoledì 11 settembre 2013
L'evoluzione del lavoro in 9 punti
9 significativi cambiamenti del mondo del lavoro in corso di evoluzione tra diverse modalità di relazione e sviluppo di nuove tecnologie in un info-grafico pubblicato da Chess Media Group.
Eccoli in sintesi:
1. Dal modello gerarchico a modelli di struttura più appiattita, diffusa e collaborativa.
2. Dall'orario di lavoro fisso ad orari di lavoro flessibili per un maggior equilibrio vita-lavoro.
3. Dalle informazioni accumulate e centralizzate alle informazioni condivise.
4. Dalla leadership ed autorità basate sul comando, sul controllo e sulla paura ad una leadership diffusa, coinvolgente, ispirante e potenziante.
5. Dalle tecnologie controllate internamente alle tecnologie cloud più economiche, sociali e collaborative.
6. Dall'email come prima forma di comunicazione allo sviluppo di nuove forme per collaborare, condividere, trovare, comunicare e coinvolgere persone ed informazioni.
7. Dal salire la scala aziendale al crearla ora per i dipendenti con l'opportunità di condividere le loro competenze, passioni e interessi.
8. Dall'azienda silos a compartimenti stagni all'azienda coinvolgente e connessa.
9. Dal lavoro in ufficio al lavorare ovunque.
Ulteriori riflessioni utili sul tema in questo articolo su Forbes.
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martedì 10 settembre 2013
Il community manager, storyteller transazionale (terza parte)
Da che mondo è mondo, il culmine di ogni strategia di marketing viene raggiunto grazie al messaggio promo-emozionale (diretto o indiretto) insito nello spot.
Ma dato che negli ultimi anni il mezzo su cui transita la pubblicità è cambiato, deve essere modificata anche la forma di questo messaggio.
Sui social media avviene un tipo di narrazione transazionale, costruita sulla relazione diretta con gli utenti. E dal momento che il target diviene attivo, non può più essere manipolato, ma bisogna concretamente gestirlo.
In pratica, il target deve essere accompagnato per mano verso la creazione di un valore condiviso.
Non più dunque un momento di attrazione che ricalca il canto delle Sirene con Ulisse, ma una serie di azioni dirette, che il community manager compie nei confronti del target.
La dimensione psicologica lineare in cui egli deve porsi è quella Bambino-Bambino, necessaria per manifestare una condivisione d’interessi con il target e generare, infine, collusione.
Il target, del resto, è costituito dagli utenti. E il modo per veicolare il messaggio emozionale-transazionale si esplica in tre differenti momenti di un’unica fase. In primis, la community deve attrarre.
L’attrazione (attraction) è sempre legata ad un piacere o a un tornaconto personale, che l’utente crede di poter trovare nel frequentare un posto.
Questo valore iniziale deve fondarsi su un’accumulazione originaria, rappresentata dalla storia del brand (astratta) e dai contenuti messi a disposizione del pubblico (concreta).
Dato che quest’accumulazione sta a monte, non può essere direttamente creata dal community manager, ma da lui solamente decantata (lo storyteller) coerentemente con gli obiettivi aziendali.
L’efficacia di questo momento sta nell’ottenere più "Mi piace" possibile.
Ma l’attenzione degli utenti, così com’è stata velocemente richiamata (un secondo per il Like), può facilmente dileguarsi.
Il community manager deve allora generare coinvolgimento (engagement), il momento culminante della sua strategia.
La meccanica per rendere partecipi gli utenti è denominata gamification.
Attraverso la possibilità di una ricompensa, l’utente viene indotto al gioco, in cambio di un riconoscimento (maturazione status) o di un premio (guadagno materiale).
Egli desidera qualcosa e, attraverso il suo desiderio, accumula piacere – quel sentimento che crea un legame (rinforzato con il dialogo) nei confronti della community.
Giocando, lottando e (a volte) vincendo, gli utenti condividono il loro tempo e le emozioni che lo sostanziano.
Il community manager è il mediatore e il catalizzatore di questa condivisione.
Sfruttando la natura fanciullesca di ogni attività ludica, si pone come compartecipe, narrando i fatti con il dialogo e strutturando le reminiscenze immaginifiche degli utenti.
La community (brandizzata) è dunque anche una storia: di coloro che l’hanno conosciuta, vi sono entrati, vi intessono legami e cooperano con gli altri componenti per risolvere dubbi, superare difficoltà e partecipare delle vittorie di ognuno di loro.
Le prime due parti le trovi qui e qui.
Un guest post di Marco Gabrielli (1981) che si occupa di storytelling e social media marketing ed è stato mio allievo in due differenti Business school.
Attualmente, lavora come Seo Copywriter presso una delle maggiori web agency italiane.
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lunedì 2 settembre 2013
Fare personal branding è differenziarsi dagli altri
I brand nascono dall'esperienza e rispecchiano la fiducia. Le marche sono un insieme di consapevolezza, fiducia, reputazione e percezione.
Un brand è l'insieme di impressioni, pensieri e riconoscimenti, positivi e negativi, che le persone, nel target di riferimento scelto, associano ad una azienda, un prodotto o un servizio.
Il personal brand permette alle persone di differenziarsi tra di loro coerentemente rispetto alla loro specifica proposizione di valore.
Nel personal brand la consapevolezza è definita da chi tu sei, la fiducia viene costruita dalle tue credenziali e dalle tue esperienze, la reputazione dai tuoi risultati e la percezione dai tuoi interessi personali.
Le marche sono verbi. Tu sei un brand. Le persone ti conoscono dai verbi. Se invece tu sei definito da un sostantivo hai bisogno di fare qualcosa per cambiare questa percezione.
Ciò che fai è importante, come lo fai è rilevante, ma il perchè lo fai è decisivo e può fare la differenza.
Fare personal branding non è fare auto-promozione ma differenziarsi dagli altri.
Non è importante quante persone ti conoscono, ma come loro ti (ri)conoscono.
Una guida ricca di spunti utili ed interessanti in questa bella presentazione.
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venerdì 30 agosto 2013
Personal Branding per i Coaches
Sei un brand o una commodity? Sei sei una commodity devi competere sul mercato con il prezzo e sei più facilmente sostituibile, mentre i brand tendono ad essere percepiti come unici, difendono meglio il prezzo e sono percepiti di maggior valore.
Sei un executive coach o sei un tipo particolare e ben definito di executive coach?
Un (personal) brand è una promessa unica di valore.
La tua promessa unica di valore è quello che ti distingue da tutti gli altri Coaches e ti permette di differenziarti e di essere riconosciuto.
Che cosa ti rende rilevante e convincente agli occhi dei tuoi clienti?
E' fondamentale ora pensarti come un marchio personale. Così invece di distinguerti come executive coach o leadership coach o life coach rifletti non su cosa fai ma su ciò che offri che ti rende unico.
Il processo di sviluppo del proprio personal brand è espresso dalle 3E Extract, Express, Exude: estrai (e porta alla luce), esprimi e mostra (fai trasudare letteralmente) il tuo brand personale.
Costruisci il tuo marchio personale e raggiungi il successo esprimendo il tuo autentico modo di essere attraverso messaggi chiari, coerenti e costanti.
E' chiaro ai tuoi potenziali clienti che tipo di coach sei? Come svolgi il tuo lavoro? In che modo offri valore?
Altri spunti sui modelli di William Arruda qui sotto:
Il personal branding per la tua carriera in 3D
Strategie di personal branding per professionisti
Che cosa è un Brand personale?
via
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giovedì 29 agosto 2013
5 consigli per un (personal) brand
Un (personal) brand può essere molte cose come un sentimento, una storia, una percezione, un'esperienza, una relazione, un'associazione, una garanzia, una ideologia, una fama, una promessa, un taglio corto, un comportamento, un'immagine, un mito.
Per la migliore gestione e valorizzazione di un (personal) brand ecco cinque consigli:
1. Sforzati di essere chiaro e coerente;
2. Ascolta costantemente i tuoi clienti reali e potenziali;
3. Assicurati che i tuoi messaggi siano concreti e reali;
4. Resta focalizzato (nel tuo mercato, nella tua area di competenza);
5. Mantieni sempre le tue promesse.
Ulteriori spunti, riflessioni e stimoli sul brand in questi 5 precedenti video-post:
Il personal brand è un progetto.
Il brand come possibilità.
Che cosa è un Brand personale?
Che cosa è un brand: due video.
Che cosa è un brand in 180 secondi.
Il personal brand è un progetto.
Il brand come possibilità.
Che cosa è un Brand personale?
Che cosa è un brand: due video.
Che cosa è un brand in 180 secondi.
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martedì 20 agosto 2013
I 7 profili di Personal Brand
Tutti abbiamo qualità che ci caratterizzano e ci rendono unici.
Queste caratteristiche personali insieme ai nostri valori sono trasmessi in tutte le nostre azioni, e, naturalmente, si riflettono nel nostro lavoro professionale.
Questi attributi influenzano il nostro marchio personale. Anche se non esistono due persone uguali, si possono raggruppare diverse caratteristiche di personalità e di comportamenti, al fine di individuare i sette principali profili di Personal Brand.
L'Onnipresente.
E' ovunque, sia online che offline. Ovunque si organizzi una manifestazione relativa al suo settore, lui ci sarà. Sia che si tratti di un evento o anche solo di un tweet.
Questa frenetica attività può andare bene finché vi aiuta a raggiungere i vostri obiettivi. Solo, di tanto in tanto, può essere utile fare una sosta lungo la strada per ricaricare le batterie e fare una valutazione dei risultati.
Sa tutto Lui.
E' un'eminenza nel suo settore. Conosce ogni dettaglio della sua attività. E' aggiornato su ogni tendenza, moda o studio che vengono alla luce, qualunque sia la loro origine. E' veramente un piacere chiedergli qualsiasi cosa. Chiunque vorrebbe avere una persona del genere vicino.
L'Attivista.
Promotore, di sicuro la passione trabocca in tutto quello che fa. E' innovativo e sviluppa costantemente intriganti e rivoluzionari nuovi progetti ed idee.
Ha anche il potere di diffondere il suo entusiasmo a chiunque intorno a lui. Impossibile resistergli. Questa persona andrà lontano.
L'Esperienza incarnata.
La sua lunga carriera gli ha dato competenze preziose. Non deve essere per forza una persona in età avanzata, ma può essere il caso invece di una persona che in poco tempo ha avuto l'opportunità di lavorare su molti progetti, di varia natura, avanzando a marce forzate nel suo apprendimento quotidiano. E' la voce dell'esperienza, una fonte di riferimento di alto livello.
L'Oratore nato.
Ha una grande capacità di trasmettere e di conquistare le masse. E' un maestro della parola grazie anche alla sua conoscenza della materia. E' la persona ideale per convincere i clienti indecisi, come allenatore ad alte prestazioni, o difendere un progetto a una cerchia di investitori scettici.
L'Anima gentile.
E' quel tipo di persona sempre disponibile. È possibile connettersi con lui attraverso una delle reti sociali e ottenere una risposta quasi immediata. Sempre pronto a essere utile con un sorriso da un orecchio all'altro e una parola gentile. Si vede chiaramente che gode di quello che fa. Sarà il principale candidato per voi quando avrete la necessità di prendere qualche esperto nel suo settore specifico di attività.
L'Egocentrico.
Domina meglio le parole hanno solo due lettere come "io" e "mio", che usa ugualmente bene in tutte le frasi. Quando spiega qualcosa, la sua esperienza è l'unico esempio che conosce, il suo parere è sempre il più appropriato, e tutto ciò che ruota intorno a lui è quello di cui si preoccupa principalmente.
Anche quando poni una domanda, la domanda si applica a se stesso e la sua unica risposta è utile solo per lui. Dopo pochi minuti di fronte a lui, sceglierete di fuggire via dai suoi insegnamenti autoriferiti.
I sette profili sono stati riassunti in un info- grafico da Carmen Santo.
Riconosci qualcuno in queste descrizioni? Che profilo ti identifica di più? Vuoi aggiungere altro?
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lunedì 19 agosto 2013
Allinea chi sei, cosa fai e come lo fai
L'analisi di chi sei tu, di chi vorresti essere e di cosa saresti disposto a fare è il punto di partenza per iniziare a definire il tuo marchio personale.
Ecco alcune domande che dovresti porti, per iniziare:
- Chi sono?
- Come posso raccordare chi sono secondo me e chi sono secondo gli altri.
- Chi cerco di essere?
- Chi spero di essere?
- Chi mi sforzo di essere?
- Come sono visto dagli altri?
- Come sono descritto dal mondo?
- Come si aspettano che io sia?
Le parole sono importanti per definirsi, per valorizzarsi e per distinguersi.
Devi trovare il modo per allineare chi sei, cosa fai e come lo fai.
Attraverso una accurata analisi puoi trovare una (o due) parola che possa:
- sintetizzare e riassumere chi sei;
- innalzarti, elevarti agli onori degli altari;
- incrementare il tuo valore;
- ridisegnare, riorganizzarti.
Una serie di ulteriori domande ti possono aiutare nel processo di formulazione del tuo marchio personale:
- Che cosa amo?
- Che cosa mi distingue?
- Con cosa mi identifico?
- Quali problemi posso risolvere?
- Per cosa sono conosciuto o riconosciuto?
- Come le persone possono avere benefici a lavorare con me?
- Quali parole usano gli altri per descrivermi?
- Come faccio sentire le persone?
- Con quali parole potrei descrivere il mio lavoro?
- Chi è il mio target?
- Quale servizi vorrei offrire?
- Cosa potrei fare per distinguermi dagli altri?
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mercoledì 14 agosto 2013
Il viaggio è un processo di scoperta del sé
Che cosa è un viaggio? Il viaggio non è una gita, non è una vacanza.
E’ un processo, una scoperta. E’ un processo di scoperta del sé.
Un viaggio ci porta faccia a faccia con noi stessi. Un viaggio ci mostra non solo il mondo, ma come ci collochiamo in esso.
E’ la persona che fa il viaggio o è il viaggio che fa la persona?
Il viaggio è la vita stessa. Dove vi porterà la vostra vita?
Una bella interpretazione del viaggio in un video-promo di Louis Vuitton di qualche anno fa.
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mercoledì 31 luglio 2013
Il personal brand è un progetto
Il brand è la somma di tutto quello che fai on ed off line, è come interagisci con i tuoi clienti, con i tuoi fornitori, con il tuo mercato, con il tuo mondo.
Il brand è una esperienza.
Il personal brand è cosa rappresenti, è la tua offerta di valore per i tuoi clienti.
Il marchio personale è il motivo per cui qualcuno dovrebbe preferirti nel tuo mercato.
Rappresenta i tuoi valori e chi sei realmente, dal punto di vista professionale e personale.
Un personal brand può essere molte cose. Ma sicuramente è un progetto.
Può nascere magari per caso, ma non si svilupperà mai senza cura, senza impegno, senza costanza.
Con un progetto è più semplice crescere, perchè il personal brand è un progetto di vita: la tua.
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lunedì 29 luglio 2013
Il brand come possibilità
Il marchio personale rappresenta il punto di incontro tra i tuoi talenti, i valori e le passioni, la tua esperienza professionale e tra i tuoi punti di forza e gli ideali.
Brand As Possibility from Lippincott on Vimeo.
I Brand in generale, a livello fisico, digitale, comportamentale, sono una parte essenziale delle nostre storie ed esperienze.
Il brand può rappresentare molte cose, anche, ad esempio, una grande idea emotivamente coinvolgente. Il brand è una possibilità.
Il personal brand è una possibilità (ed una opportunità) per emergere, distinguersi, fare la differenza. E per creare valore per se e per gli altri.
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venerdì 26 luglio 2013
Il community manager, storyteller transazionale (seconda parte)
La prima fase del lavoro del community manager come storyteller transazionale, si svolge nella disposizione psicologica razionale tra il community stesso e i suoi potenziali target.
Il monitoraggio degli spazi di aggregazione tra le persone sul web infatti, è utile per individuare i posti in cui vengono espresse con più frequenza le opinioni intorno al brand.
La partecipazione al sentiment delle persone da parte del community manager, avviene al livello di riflessione, dato che l’indagine sui social media si sviluppa come un ascolto.
È una fase di lavoro razionale e spassionata, in cui il community manager assume una natura narrante di storyteller transazionale molto particolare.
In prima battuta, il community manager individua sui social network gli argomenti di discussione pertinenti, servendosi – nei luoghi adeguati – di keyword, hashtag e feed.
La profilazione della tipologia di utenti che, in percentuale, costituiscono la fetta preponderante del target, gli consente di capire le caratteristiche psicologiche da questo possedute.
Il tono delle conversazioni infatti costituisce la componente pienamente umana dei discorsi, e solo un altro essere umano può valutarli con adeguata precisione.
Ancora nel momento dell’ascolto, egli individua gli influencer, che, grazie al loro carisma, traggono a sé il resto della community.
Con questi, il community manager avvierà un rapporto di Digital PR, cercando prima di tutto di convincerli con argomenti ponderati e dopo aver pianificato gli strumenti e i modi per conversare della bontà del marchio e della sua opportuna esistenza sul mercato.
Le manovre per veicolare un messaggio corposo e che acquisti sempre maggior senso agli occhi degli influencer, e di rimando a quelli del resto della popolazione sul web, devono esplicarsi in forma di piano strategico su diversi strumenti.
Stabilendo transazioni di tipo lineare sul genere Adulto-Adulto, il community manager fa in modo che si sedimenti nella mente del target una percezione positiva delle conversazioni di taglio informativo avute sul web, per il fatto di aver dispensato indicazioni vantaggiose ai componenti della community.
Utilizzando come base il sito internet (e trasferendo le azioni complementari sui social media e sui supporti mobile) il community manager deve far nascere un robusto chiacchiericcio, il cosiddetto buzz, funzionale al rafforzamento della reputazione del marchio.
L’impegno messo da parte del community manager per dimostrarsi all’altezza delle aspettative degli utenti, e il valore che ha aggiunto alle loro relazioni online, fa salire il loro apprezzamento del brand, e viene percepito dagli stessi come una crescita consequenziale di una parte della loro vita sul web.
Qui trovi la prima parte dell'articolo.
Un guest post di Marco Gabrielli (1981) che si occupa di storytelling e social media marketing ed è stato mio allievo in due differenti Business school.
Attualmente, lavora come Seo Copywriter presso una delle maggiori web agency italiane.
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mercoledì 24 luglio 2013
On line ogni 60 secondi
Alcuni impressionanti numeri su cosa succede in internet in un minuto, ogni minuto in un info-grafico.
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venerdì 19 luglio 2013
Personal Brand: Brandizzati senza paura
Fare Personal Branding significa impostare una strategia precisa e mirata a valorizzare i tuoi punti di forza, quello che ti rende differente e quindi unico rispetto ai tuoi competitors e promuovere in modo efficace cosa sai fare, come lo sai fare, quali benefici offri e perché gli altri dovrebbero sceglierti.
Il mondo del lavoro è profondamente cambiato. Noi siamo gli amministratori delegati delle nostre aziende: IO srl e per essere in affari oggi, il nostro compito più importante è quello di essere il responsabile di marketing per il marchio chiamato Te (Un marchio chiamato te. Le origini del Personal Branding).
Individua una categoria in cui vuoi essere conosciuto e concentrati su di essa con tutte le tue energie. (Le 22 immutabili leggi del Personal Branding).
Inoltre permettono di esprimere se stessi e di mostrare i propri contenuti e il proprio know how.
In particolare poi Linkedin è il social network per eccellenza fondamentale per creare ed estendere la nostra rete di relazioni professionali. (Linkedin: 5 consigli per un profilo "super").
E tu hai ancora paura a brandizzarti? Parliamone.
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giovedì 18 luglio 2013
Le 4 fasi per lo sviluppo del personal brand
Quattro originali ed insolite P's per sviluppare il tuo Personal Brand.
Interessante il concetto di collegamento (e di promozione) inteso nella prima P di Plug-In.
La seconda P riguardo invece l'essere pro-attivi attraverso i diversi tipi di media disponibili (propri, a pagamento e guadagnati: leggi qui).
La terza P riguarda gli aspetti professionali legati alla presenza sui social media e agli stili di personalità, di tono e di linguaggio per esempio adottati e agli obiettivi perseguiti.
La quarta P infine riguarda la persona e l'essere se stessi.
Stimolanti infine le 4 fasi principali individuate per lo sviluppo del proprio marchio personale attraverso l'acronimo IDEA:
1. Identifica: ascolta e scopri chi tu vuoi essere.
2. Dedicati con il massimo impegno.
3. Crea e definisci il tuo messaggio.
4. Adatta: perfeziona, reinventa, ricrea.
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mercoledì 17 luglio 2013
Enthuse.me il profilo on line per il tuo personal brand
Enthuse.me è un interessante tool gratuito disponibile on line che ti permette di creare e condividere il tuo profilo professionale riunendo in una unica pagina personale informazioni e link utili per farti conoscere e rafforzare il tuo personal brand.
Funziona in modo molto intuito e semplice con una unica interfaccia che ti permette di scrivere, caricare video, foto, presentazioni, bio, email, sito e blog, citazioni e link che vuoi condividere nel tuo profilo on line.
Inoltre si può importare il proprio profilo linkedin, inserire nostre citazioni, recenzioni, insight e illustrare progetti passati o presenti e condividere i nostri ultimi post dal blog.
Il profilo on line creato poi può essere condiviso facilmente su facebook, linkedin e twitter.
Enthuse.me rappresenta un modo interessante e rapido di organizzare un vero e proprio curriculum on line mostrando gli aspetti salienti delle proprie esperienze e del proprio know how.
Le potenzialità di questo nuovo tool sono tutte da provare e scoprire.
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martedì 16 luglio 2013
25 modi per distinguerti
Viviamo in un contesto lavorativo e professionale sempre più competitivo ed affollato. Vi è una pressione costante per dare di più, essere più efficace, più efficiente ed essere più produttivi.
E’ necessario distinguersi!
La domanda è: cosa si può fare in modo diverso per distinguersi ed emergere sopra la folla dei competitor?
Ecco 25 modi per farlo tratti da un ebook di Rajesh Setty: 25 Ways to Distinguish Yourself
1. Cura ogni esigenza dei tuoi clienti come se fosse la tua.
2. Lavora ogni giorno con passione.
3. Costruisci relazioni forti. La fiducia è la base per solide relazioni.
4. Sogna in grande. Lascia che i tuoi sogni siano irragionevoli e sembrino irrealistici.
5. Crea le giuste aspettative.
6. Chiedi aiuto quando hai bisogno.
7. Celebra le piccole vittorie, non solo quelle importanti.
Ricorda che:
a. Un fallimento è il trampolino di lancio verso successo.
b. Quello che conta non è cadere, ma rialzarsi in piedi ogni volta che cadiamo giù.
c. Una curva della strada non è la fine della strada.
8. Definisci gli standard più elevati per te stesso.
9. Riconosci i tuoi valori.
10. Scegli le relazioni giuste. Chi conosci è più importante di ciò che conosci.
11. Aiuta le persone ad aiutare se stesse.
"Dai ad un uomo un pesce, lo nutri per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutri per tutta la sua vita”
12. Diventa un lettore. Tutti i leader sono avidi lettori. Crea il tuo piano di letture.
13. Fai un piano dei risultati da ottenere, non solo un piano delle attività da svolgere.
14. Pensa nel lungo periodo. Molto raramente si sente una risposta che copre l’orizzonte temporale di una vita.
15. Abbraccia l’incertezza con entusiasmo. Non ci sono garanzie. La vita ci presenta una serie di situazioni e ci sfida quasi su base giornaliera. In molti casi non sappiamo quale sia la risposta giusta. Nuove idee arriveranno con un nuovo atteggiamento.
16. Poni le giuste domande. Le domande hanno un grande potere. Una domanda giusta chiesta al momento giusto può cambiare la direzione della nostra vita.
17. Usa il coaching. Un coach può aiutarti ad andare a fondo delle cose da fare ponendo le domande giuste.
18. Diventa rilevante. La ricerca di rilevanza in ogni interazione chiave (con i tuoi clienti, colleghi di lavoro, familiari, ecc) può permetterti di fare una grande differenza nella tua e nella vita delle persone intorno a te.
19. Rimettiti in piedi velocemente. “A volte si vince, a volte si perde". Il percorso verso il successo non è mai una linea retta. Non c'è scorciatoia per il successo.
20. Guida un gruppo di volontari per sviluppare le tue capacità di leadership.
21. Bilancia innovazione e iniziative di miglioramento continuo.
22. Impara a vendere. Ognuno di noi sta vendendo qualcosa ogni giorno. Potremmo vendere le nostre capacità di svolgere un lavoro, le nostre idee o il nostro punto di vista. Se impari, la tua vita sarà più semplice.
23. Impara le basi del pensiero sistemico. Il pensiero sistemico, in sostanza, è una comprensione del sistema nel suo complesso e la reciproca interazione delle parti sottostanti del sistema.
24. Stai attento alla tentazione del “gratuito”.
25. Influenza gli influenzatori.
In estrema sintesi per crescere hai bisogno di pensare ed agire in modo diverso!!!
Che cosa ne pensi?
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lunedì 15 luglio 2013
La visione di ciò che è possibile
La visione di quello che è possibile ci permette di aprire gli occhi sulla realtà attraverso il potere delle domande.
Dobbiamo porci delle domande che non ci eravamo mai posti prima. Domande che riescono ad aprire nuovi spazi nella vita, in cui si prospettano diversi percorsi di cui non eravamo consapevoli o a conoscenza.
Dobbiamo lasciare che la domanda entri dentro di noi. Questa è la base del coaching, quando è potente.
Chi è responsabile della nostra felicità e del nostro futuro?
Se la risposta è il mio capo, mia moglie, mio marito, le mie condizioni economiche, il mio lavoro, se sono loro responsabili della vostra felicità e del vostro futuro, allora dovete risvegliarvi da questa auto-illusione.
Il problema è interno anche se è più facile incolpare l’esterno.
Vivere la vita che vorreste dipende solo da voi.
Una riflessione sulla mancanza di autenticità e di consapevolezza, e come trovare la domanda giusta possa aiutarci a vedere le possibilità nascoste all'interno della realtà.
Un breve video per Mobi di Mario Alonso Puig, docente di chirurgia all’Harvard Medical School, dove tiene lezioni e conferenze su leadership, creatività e gestione dello stress.
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venerdì 12 luglio 2013
Il community manager, storyteller transazionale (prima parte)
La professione di community manager è sorta negli ultimi anni dallo sviluppo impetuoso che ha coinvolto lo strumento dei social media.
Tutti gli specialisti del settore lo sanno: da quando la rete si è trasformata in un network sociale, popolato di identità reali e ben distinte, il marketing ha dovuto rimodulare strategie e tattiche, adattandole ad un pubblico non più semplice consumatore passivo di messaggi e prodotti, ma attivo referente di brand.
L’ambito sociale dei social media ha aperto la strada a nuove impostazioni creative della promozione di marca, dato che ormai il target non può essere più semplicemente suggestionato al compimento di un’azione compulsiva, ma gradatamente persuaso della serietà e della franchezza del marchio che sta a monte di un preciso prodotto (o serie di prodotti).
Per questa ragione – come il titolo di questa serie di articoli recita – sono convinto che il community manager debba svolgere il ruolo di storyteller transazionale.
In questo inconsueto accoppiamento, un approccio sociale di psicologia del marketing si sposa con l’esigenza atavica umana di ripercorrere il proprio vissuto esperienziale sotto forma di racconto.
Il prodotto – e il brand – non vengono più “lanciati” sul mercato e non hanno più lo scopo di fissarsi nell’immaginazione del target come reiterazione temporale incontrollata: prodotto e marchio divengono, attraverso lo storytelling, un vissuto emozionale profondo, un contenuto che si è lentamente sedimentato nel target, ed è divenuto, per così dire, parte della sua anima.
L’inclinazione sintetica del community manager come storyteller transazionale è dovuta all’impostazione concettuale e sistematica tipica della filosofia.
Partendo da una prospettiva teorica multidisciplinare, il community manager fa in modo che la propensione al progresso ed all’innovazione degli esseri umani poggi sul loro alter ego contraddittorio: il bisogno di certezza e di trovare capisaldi nella tradizione.
Narrativa e social media, progresso e consuetudini, divengono i parametri su cui impostare la complessa azione del community manager come storyteller transazionale, rafforzando la percezione che le persone hanno del brand.
Questa distinta consapevolezza deve indirizzare, a mio parere, la pianificazione strategica e l’azione tattica del community manager, per il conseguimento degli obiettivi aziendali.
Un guest post di Marco Gabrielli (1981) che si occupa di storytelling e social media marketing ed è stato mio allievo in due differenti Business school.
Attualmente, lavora come Seo Copywriter presso una delle maggiori web agency italiane.
giovedì 11 luglio 2013
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Che cosa ne pensate?
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