venerdì 26 novembre 2010

Lavori con la conoscenza? Quale conoscenza vendi?



Know-How è un termine inglese il cui significato letterale è "sapere come". Rappresenta di solito l'insieme di conoscenze, esperienze e abilità in uno specifico settore.

Viene tradotto in italiano con "conoscenza, capacità ed abilità" accumulate da una persona, da un'impresa, da un Paese.
In campo economico cedere know-how significa "vendere" conoscenze, competenze tecnico-scientifiche nonché esperienza.
Sono know-how, quindi, i pareri e le consulenze tecniche e scientifiche fornite da liberi professionisti.

Ho provato a classificare 4 tipologie di conoscenza spesse confuse o sovrapposte con il know-how.

1. La conoscenza teorica ovvero so che cosa è come concetto, modello o teoria;

2. La conoscenza pratica ossia conosco come funziona o come inserire la conoscenza in un sistema già consolidato di saperi;

3. La conoscenza tecnica ovvero la capacità di usare la conoscenza per raggiungere degli obiettivi prefissati;

4. La conoscenza professionale o la capacità di usare la conoscenza per generare valore in termini di business.

I quattro tipi di conoscenza sono diversi tra loro e possono essere considerati degli steps progressivi da sviluppare ed implementare via via con l’esperienza professionale e la formazione specifica.

Ad esempio posso conoscere che cosa è un piano di marketing, sapere come andrebbe formulato, saper scrivere ed implementare un efficace piano di marketing per la mia azienda ed infine saper insegnare ad altri come riuscire a farlo in modo ottimale per la loro specifica attività.

Normalmente ciascun professionista sviluppa un proprio know how specifico, spesso settoriale, che cerca poi di collocare sul libero mercato. Un professionista serio cerca di vendere il proprio know how sforzandosi di differenziarsi dai competitors ad esempio illustrando la propria capacità di problem solving.

La crisi attuale economica ha accentuato comportamenti di sconfinamento con professionisti che cercano di allargare il proprio business invadendo aree di competenze non proprie e vantando know how e capacità possedute spesso solo in termini di conoscenza teorica.

Con la diffusione dei social network e la possibilità per ogni persona di condividere le proprie opinioni ed esperienze assistiamo ad un vero e proprio bombardamento on line di opinioni, pareri e consigli di esperti e sedicenti tali.

Ho definito questo fenomeno come lo sviluppo dell’area degli spacciatori di conoscenza, in quanto queste persone cercano di vantare competenze ed esperienze in realtà molto poco approfondite e vissute su una reale esperienza professionale.
Questo fenomeno inoltre genera meccanismi di confusione, spiazzamento e distorsione della già complicata competizione concorrenziale.

Come riconoscere lo spacciatore di conoscenza dall’onesto e corretto lavoratore professionista del know how?

Dalla mia esperienza ecco alcuni sintomi che possono rivelarlo.

1. L’assoluta certezza nelle sue affermazioni e valutazioni.
2. Spesso è presente una nota di arroganza e di disprezzo per le opinioni diverse dalla sue.
3. E’ sempre autoreferenziale o cita i classici studi a memoria.
4. Usa il ragionamento astratto.
5. Lo stile del linguaggio è molto tecnico e ricco di tecnicismi in modo da renderlo scarsamente comprensibile.
6. Tende a complicare ogni aspetto pragmatico e a fare infiniti distinguo verbali.
7. Il suo pensiero segue uno svolgimento assolutamente lineare. Di fronte ad interruzioni o cambiamenti di piano logico perde il filo ed il senso del discorso.
8. Se è in aula proietta senza sosta centinaia di slides fitte fitte di testo che regolarmente legge in modo monotono.
9. Se gli chiedete degli esempi pratici cambia discorso o porta casi classici di multinazionali, come da manuale, per impressionare.
10. Se gli chiedete come potete usare concretamente nella vostra realtà le conoscenze vi dirà che bisogna studiarci sopra attentamente e che serve un incarico ufficiale a pagamento per farlo.


Conoscete degli spacciatori di conoscenza? Cosa ne pensate?

martedì 23 novembre 2010

La formazione ed il principio di Peter



Ci sono situazioni in cui i limiti della nostra conoscenza possono essere messi a nudo.
Se on line possiamo in qualche modo ingannare i nostri interlocutori e fingerci esperti, nella vita reale tutto diventa più difficile.

Il principio di Peter, o principio di incompetenza, evidenzia, in modo ironico e paradossale, il meccanismo della carriera aziendale:

1. In ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio livello di incompetenza.

2. Con il tempo ogni posizione lavorativa tende ad essere occupata da un impiegato incompetente per i compiti che deve svolgere.

3. Tutto il lavoro viene svolto da quegli impiegati che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.

Il principio di Peter è un saggio scritto nel 1969 da Laurence J. Peter, psicologo canadese, insieme a Hull Raymond.

Da questo principio si può trarre la conclusione che ogni posto chiave tende potenzialmente ad essere occupato da un incompetente, una persona cioè in grado di creare più problemi di quanti possa risolverne.

L'incompetenza non deriva dalla posizione gerarchica più elevata e quindi da compiti più difficili da svolgere di quelli che la persona è in grado di svolgere, ma semplicemente perché i compiti sono di natura diversa da quelli svolti in precedenza e richiedono, di conseguenza, esperienze lavorative che la persona solitamente non possiede.

Di conseguenza la strategia di promuovere i "migliori" provoca una rapida diminuzione di efficienza, mentre l'organizzazione funziona meglio solo se le persone mantengono la propria competenza ad ogni livello.

Un recente studio dell'Università di Catania, basato sulla teoria dei giochi sembra confermare tale ipotesi.

La formazione continua è la sola possibilità di ridurre il manifestarsi del principio di incompetenza?

Che cosa ne pensate?


Per chi volesse un approfondimento divertente sul tema:
Le leggi fondamentali della stupidità umana, di Carlo F. Cipolla.

giovedì 18 novembre 2010

Come definire i propri obiettivi: 14 caratteristiche necessarie



Tutti abbiamo degli obiettivi, qualcuno in modo più chiaro, qualcuno meno.
Obiettivi personali, professionali, familiari: in ogni ambito ed aspetto della nostra vita è lecito, spesso necessario, avere degli obiettivi, dei traguardi da raggiungere.

Normalmente gli obiettivi sono fissati in qualche angolo della nostra mente.
Nel marketing personale e professionale, però, è necessario ed opportuno fissarli per iscritto nel nostro piano per poterli definire e chiarire e successivamente misurare e verificare, anche perchè, come si dice in modo erudito: verba volant, scripta manent.

Tre acronimi aiutano a definire le 14 caratteristiche necessarie alla definizione di uno o più obiettivi.

Il primo è un modo tradizionale, ma spesso dimenticato, per definire e scrivere degli obiettivi: il metodo SMART.

Ogni obiettivo quindi deve, o dovrebbe, essere:

1. specifico
2. misurabile
3. realizzabile (in inglese achievable)
4. realistico
5. fissato nel tempo (in inglese time-related).

Un secondo acronimo PURE aiuta ulteriormente:

6. formulato nel modo giusto, in senso affermativo (in inglese positively stated)
7. comprensibile (in inglese understood)
8. rilevante
9. eticamente corretto.

Infine il terzo CLEAR:

10. impegnativo, sfidante (in inglese challenging)
11. legale
12. eco-compatibile (in inglese environmentally sound)
13. condiviso (in inglese agree)
14. registrato, scritto.

Se 14 sono troppi, un quarto acronimo semplifica la vita e definisce la regola base numero 1: KISS: Keep it simple, stupid!

A parte la loro formulazione, tra i vari motivi che non permettono la realizzazione dei propri obiettivi, sette sono ritenuti generalmente maggiormente incidenti:

1. la discontinuità e la mancanza di resistenza nel tempo;

2. la scarsa convinzione e un atteggiamento generalmente poco coraggioso;

3. l'eccessiva razionalizzazione che porta a cercare scuse continue;

4. il non imparare dagli errori passati;

5. la mancanza di disciplina e di focalizzazione sugli obiettivi;

6. la scarsa autostima e poca fiducia in se stessi;

7. un atteggiamento fatalistico e non responsabile.


Che cosa ne pensate?

martedì 16 novembre 2010

Essere imprenditore oggi



L'impresa di contribuire a migliorare il mondo. Uno stimolante video sul significato di essere imprenditore.

lunedì 15 novembre 2010

Sei una partita iva? Ecco il tuo manifesto


Freelance, consulenti, lavoratori professionali: questo è il nostro Manifesto!
Il Manifesto dei lavoratori autonomi di seconda generazione è una interessante proposta di ACTA (Associazione Consulenti del Terziario Avanzato), la prima associazione costituita in Italia per dare rappresentanza a professionisti del Terziario Avanzato come lavoratori autonomi: formatori, ricercatori, informatici, creativi e altre categorie di consulenti, generalmente operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali.

Alcuni punti interessanti dalla prima parte:

Ci muoviamo nell’universo, nel mercato, dei beni immateriali.
Tra i mercati è quello che ha visto i maggiori cambiamenti in questi ultimi trent’anni, nell’impresa e nella società, nelle tecnologie e nelle organizzazioni, nell’educazione e nei rapporti umani.
Ci vengono richieste conoscenze complesse, soggette a continui cambiamenti, che non si limitano allo specialismo ma richiedono capacità relazionali non acquisibili tramite percorsi formativi specifici.

Siamo nati con un grande desiderio di libertà e di indipendenza, fiduciosi che le nostre capacità professionali, le nostre competenze, il nostro capitale umano, fossero sufficienti ad ottenere un riconoscimento sociale e un buon portafoglio di commesse da diversi clienti.
A questa idea di libertà e di indipendenza non siamo disposti a rinunciare nemmeno oggi che i tempi sono cambiati ed il mercato si è fatto molto difficile.
Né ci pare di dover rinunciare all’idea che è bello lavorare contando solo sulle proprie competenze, la propria iniziativa, la propria capacità di tessere relazioni, di comunicare - senza patrimoni alle spalle, senza appartenere a consorterie, senza dover piegare la schiena: indipendenti, freelancers, al servizio di noi stessi prima ancora che di terzi.

Noi siamo invece una particolare categoria di lavoro indipendente che non solo è la più “moderna”, la più attuale, ma è anche quella con la tendenza alla crescita più alta, una tendenza che, diversamente da tutte le altre categorie del lavoro autonomo, non si è interrotta nemmeno in questi ultimi anni di crisi. Siamo il futuro del lavoro indipendente, del lavoro cognitivo, il mercato del lavoro professionale dipenderà sempre più da noi.

La capacità di costruire relazioni non si manifesta soltanto nel cercare e trovare il cliente, si manifesta anche nel saper stabilire con il cliente un rapporto di fiducia, nell’ottenere la stipula di un contratto a condizioni dignitose, nel sapersi muovere in mezzo ai meandri delle gerarchie aziendali o burocratiche senza urtare la suscettibilità di nessuno, nel saper costruire un rapporto di lunga durata con la committenza, nel saper difendere la titolarità del progetto, nel saper gestire un rapporto con eventuali collaboratori, nel sapersi far pagare in tempi ragionevoli e via dicendo.


Clicca qui per scaricarlo direttamente in pdf.

Se sei una partita iva ti può anche interessare Il Giornale delle Partite Iva, il primo mensile dei professionisti autonomi e delle nuove professioni, giunto al secondo numero.
Qui la sua pagina su facebook.

venerdì 12 novembre 2010

Il personal branding spiegato in 10 video


Un mini-corso in 10 video per comprendere l'essenza del personal branding.
Per coerenza didattica (e per divertimento) tutti i link segnalati rimandano ad altri video.
Buona visione!

1. L'obiettivo generale: auto-promuoversi per emergere dalla folla




2. I cambiamenti nel mondo del lavoro, della selezione, del business



Puoi anche vedere:
The Future of Work
L'evoluzione del recruiting in un video
I cambiamenti nel mondo del lavoro


3. Le nuove dimensioni della conoscenza e delle tecnologie



Ulteriori stimoli:
come le tecnologie stanno cambiando il mondo del lavoro.


4. La rivoluzione dei social media: i cambiamenti nel modo di comunicare, fare networking, sviluppare business



Per approfondire puoi vedere:
La rivoluzione dei social media in 13 video


5. Il personal branding come opportunità per il lavoro e la carriera



Per approfondire
Making a difference in every little thing we do
Personal Brand: di che colore sei?


6. I casi

La celebrità: Lady Gaga: qui il post di approfondimento



Altri casi celebri:
il precursore Gary Brolsma
l'esploratore Matt Harding
l'imprenditore Tom Dickson


Cercare il lavoro in modo innovativo




Il curriculum 2.0 di Edouard Priet




La reputazione




La creatività



Ulteriori idee di Selfvertising qui.


Riepilogando in sintesi: Diventa anche tu protagonista



Dubbi, domande, approfondimenti: parliamone.

mercoledì 10 novembre 2010

Perché qualcuno dovrebbe diventare un tuo cliente?


Una domanda semplice. Una risposta non facile come sembra.
Se hai una già risposta pronta chiara, diretta, convincente e che, soprattutto, funziona con i tuoi potenziali clienti puoi anche smettere di leggere questo post.

Se non è così potresti avere un problema. Anche perché il motivo (o i motivi di preferenza, ma non più di 2, massimo 3) dovrebbe essere espresso verbalmente in 10 secondi, cioè nel tempo di attenzione che ci viene concesso quando rispondiamo domande come “Di che cosa ti occupi?” o “Che lavoro fai?”.

Poi potresti avere altri 20/30 secondi a disposizione per spiegare ulteriormente la tua attività, ma solo se superi il primo scoglio e agganci l'interlocutore tanto da fargli chiedere “interessante, vorrei saperne di più”.

Molti usano espressioni generiche e vaghe come qualità, esperienza, competenza. Tutti ne parlano, pochi le ascoltano, pochissimi sanno cosa siano in concreto.
Essere specifici e diretti può fare la differenza.

Avere un chiaro e forte motivo (o motivi) di preferenza può permetterti di ottenere attenzione, di essere più facilmente ricordato, di riuscire a differenziarti sul mercato dalla tua concorrenza.

Come arrivare a tale risultato? E’ necessario imparare ad essere sintetici e a focalizzarsi sui reali punti di forza della tua offerta validi ed importanti per i clienti ai quali ti rivolgi.

Un utile esercizio può essere provare a rispondere a 5 domande e poi esercitarsi nella sintesi come descritto nel precedente post “Scrivere il piano di marketing personale”.

1. Quali problemi sei in grado di risolvere?

2. Quali vantaggi ci sono ad usufruire delle tua offerta?

3. Quale soluzione offri al tuo Cliente?

4. In che cosa migliori il business o la vita dei tuoi clienti?

5. Che cosa i tuoi concorrenti non fanno?


Perchè quindi i tuoi clienti dovrebbero scegliere Te?

Prova a rispondere e se vuoi ne parliamo.

lunedì 8 novembre 2010

49 domande per il tuo personal brand


Una libera traduzione ed una riorganizzazione di 49 domande a cui rispondere da uno stimolante post tratto da Personal Branding Blog.

1. Quali sono i tuoi obiettivi?

2. Hai scritto un piano per raggiungerli?

3. Hai già iniziato a perseguirli?

4. Dove vuoi essere tra 1, 5, 10, anni da oggi?

5. Quali sono le grandi idee che hai in mente? Ne hai?

6. Hai “un fuoco che ti brucia dentro”? Credi fortemente in ciò che fai? Sei pronto a combattere con energia e determinazione?

7. Se non ce l’hai, come potresti accenderlo?

8. Ti piace il tuo lavoro?

9. Sei convinto e motivato nel tuo lavoro?

10. In quale tipo di società lavori? Visionaria o dinosauro?

11. Hai già un personal brand?

12. Qual è il tuo personal brand?

13. Come stai promuovendo il tuo personal brand?

14. Quali persone di successo ammiri e usi a modello?

15. Cosa vuoi offrire al mondo di veramente tuo?

16. Credi di poter creare il tuo futuro? Sei convinto di poter creare il tuo futuro?

17. Che cosa ti rende indispensabile?

18. In quali modi fornisci valore?

19. Come ti differenzi?

20. Perché tu sei il migliore?

21. Perché qualcuno dovrebbe ascoltarti?

22. Come puoi comunicare il tuo valore?

23. Preferisci precedere o seguire la folla?

24. Che cosa significa lo status quo per te?

25. Ti piace provare cose nuove?

26. Quali cose nuove stai imparando?

27. Cosa ne pensi?

28. Quando è stata l'ultima volta che hai fallito?

29. Quando è stata l'ultima volta che hai provato qualcosa di nuovo?

30. Quando è stata l'ultima volta che hai letto un libro?

31. Quali sono le tendenze della nuova economia?

32. Come puoi posizionarti rispetto a queste tendenze?

33. Sei rintracciabile su Google, Bing o Yahoo?

34. Cosa trovi su di te quando ti cerchi su Google?

35. Il tuo nome è il primo in prima pagina su Google?

36. Stai monitorando il web con Google Alerts?

37. Quando hai una domanda, cerchi la risposta su Google?

38. Quante connessioni e relazioni virtuali hai?

39. Sei in rete con gli influenzatori (del tuo settore/mercato)?

40. Hai già un blog?

41. Pensi di creare un blog?

42. Segui almeno 20 blog nel tuo campo specifico?

43. Lasci un tuo commento sui blog un paio di volte a settimana?

44. Quando è stata l'ultima volta che hai scritto qualcosa su qualcuno con cui eri in disaccordo?

45. Hai mai chiesto di essere un autore-ospite in un blog di primo piano?

46. Puoi fare il nome di 5 social networks dicendo anche come funzionano?

47. Pensi di scrivere un eBook su qualcosa in cui sei esperto?

48. Ti è stato detto no nell'ultimo mese? Se non è successo, vuol dire che non hai avuto sufficienti occasioni.

49. Quanto tempo ti ci vuole per agire?


Ora è il tuo turno. Prova a rispondere e, se vuoi, ne parliamo.

venerdì 5 novembre 2010

Scrivere il piano di marketing personale


Nel suo intervento al corso "Come usare il marketing personale", Anna Maria Carbone ha focalizzato l'attenzione sull'importanza della sintesi.

Scrivere bene un piano di marketing personale è tanto importante quanto il fatto che abbia un contenuto valido.

E' un dato di fatto che buoni concetti espressi male passano inosservati, mentre grande attenzione ottengono idee mediocri espresse in modo efficace.

Essere sintetici, oggi, è un must per alcune ragioni importanti.

Prima di tutto per una questione di chiarezza: più le parole sono scelte con cura meno ce ne sono di inutili.

In secondo luogo per usare bene l'attenzione di chi legge: siamo tutti abituati a macinare grandi quantità di informazioni e non sempre abbiamo il tempo di distinguere quelle utili da quelle che non lo sono.

"Poche e sentite parole" sono senz'altro preferibili a periodi contorti e verbosi, che hanno l'unico sicuro effetto di distrarre e spostare l'attenzione altrove oltre che a dare un vago sentore di mancanza di rispetto.

La sintesi è un risultato, non un dono. Voltaire affermava "Ti scrivo una lettera lunga perchè non ho tempo di scriverne una breve".

La sintesi, nella scrittura, è un processo che richiede attenzione ed impegno.

Di seguito alcune delle tecniche di cui si è parlato per essere più efficaci nella scrittura professionale e nella compilazione del nostro modello di piano di marketing personale:

1. Usa frasi brevi.

2. Usa attacchi brevi.

3. Usa una lingua robusta.

4. Sii positivo, non negativo.

5. Evita il passivo.

6. Elimina ogni parola superflua.

dal Manuale di stile del “Kansas City Star” di Ernest Hemingway.


1. Non usare mai metafore, similitudini altre figure retoriche che sei abituato a vedere sulla stampa.

2. Non usare mai una parola lunga se ce n’è una più corta.

3. Se puoi tagliare una parola tagliala sempre.

4. Non usare mai la forma passiva quando puoi usare quella attiva.

5. Non usare mai una parola straniera, un termine scientifico o una espressione gergale quando c’è un equivalente nella lingua quotidiana.

dal saggio "Politics and the English language" di George Orwell.


Sotto uno stimolante video sull'uso della virgola.

martedì 2 novembre 2010

Progettare il piano di marketing personale




Un modello pratico per progettare e scrivere il proprio piano personale che abbiamo sviluppato e presentato in occasione della 1°edizione del nostro corso Come utilizzare il marketing personale per sviluppare il tuo business.

Il template è tratto dal modello delle 12P del personal branding ed illustra le fondamentali scelte da compiere (e scrivere in modo sintetico e preciso) per progettare ed implementare un efficace piano personale.
Il modello può essere particolarmente utile soprattutto per i professionisti ed i free lance che intendono sviluppare un nuovo approccio al proprio business.




Se sei interessato a ricevere una copia del modello scrivimi alla mia mail.

Se invece vuoi approfondire le modalità di redazione ed utilizzo del nostro modello di piano personale nella tua attività professionale allora puoi iscriverti alla nuova edizione del nostro corso.
Qui trovi tutte le informazioni utili.

Puoi anche leggere: “Progetta il tuo futuro”: 8 ore di corso piacevolmente volate! un breve post-report di Alessandra Colucci sulla giornata d’aula passata.

lunedì 1 novembre 2010

La formula del personal branding in una slide


Adoro la sintesi. Per questo ho provato a riassumere visivamente il concetto del personal branding attraverso i suoi elementi fondanti in una slide.

Qui potete trovare la slide più grande su Flickr.

Che cosa ne pensate?
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